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domenica 29 novembre 2020

Riflessioni sul nuovo Messale Romano di Papa Francesco

 Riflessioni sul  nuovo Messale Romano di Papa Francesco



Domenica 29 novembre sarà ricordata come la data nella quale è entrato in vigore il Novus Ordo Missae o Messa di Papa Francesco (Jorge Mario Bergoglio) nella quale sono riportate varie novità, su alcune delle quali ci permettiamo di effettuare delle riflessioni teologiche. Segnalo, la modifica del Gloria dove, dopo 2000 anni, la frase riportata dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,14) «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà» viene modificata in: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» analoga a quella in uso nelle Chiese Evangeliche «Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini, su cui si posa il suo favore» (traduzione della Bibbia in fatta dal protestante lucchese Giovanni Diodati e pubblicata a Ginevra nel XVII secolo). Tale modifica, più vicina alla teologia protestante che a quella cattolica, è in contrasto con la traduzione fatta da san Girolamo (la Vulgata) , che a nostro parere era più esatta, perché “gli uomini di buona volontà” sono coloro che accolgono il messaggio di Gesù, Figlio di Dio, mentre la formula “che egli ama” o “su cui si posa il suo favore” come è recitata nelle chiese evangeliche riformate e luterane, risente da un lato della dottrina agostiniana della Grazia creata e della predestinazione, estranee all’Ortodossia cristiana, e dall’altro a quel misericordismo bergogliano che in un colloquio col giornalista Eugenio Scalfari del marzo 2018 ha sostenuto che “l’inferno non esiste” (come anche che Gesù non era Dio ma un Uomo) e si è fatto promotore di quella teoria detta Apocatastasi (apokatástasis) che significa "ritorno allo stato originario" o "reintegrazione", elaborata da alcuni seguaci di Origine, che fu condannata come eretica dal II Concilio Ecumenico di Costantinopoli del 553 indetto dall’imperatore romano san Giustiniano I, isapostolo, che condannò tale dottrina anche con un apposito Editto. Nel rito della pace non si dice più «Scambiatevi un segno di pace», ma da: «Scambiatevi il dono della pace», tale modifiche, pur contrastando un uso plurisecolare da parte del clero e del popolo sono, a mio parere discutibileè comunque teologicamente neutraPer seguire il pensiero unico del “politicamente corretto” viene aggiunto nell’atto penitenziale della Confessiola parola “sorelle”: «Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli e sorelle»  cosa ribadita anche nella preghiera per i defunti: «Ricordati anche dei nostri fratelli e delle nostre sorelle». Nella storia della cristianità e nei testi sacri i termini “fratelli” e “uomini non hanno una connotazione maschile ma neutra, intendendo TUTTI i credenti o i membri dell’umanità, è come se uno dovesse declinare al femminile il temine idraulico o al maschile astronauta con i quali più che un genere sessuale s’intende una professione, e a quando parlando degli angeli ci si riferirà a loro come “agli angeli e alle angele”? Altra novità è l’aver modificato, durante il rito eucaristico, alla formula: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo.” (Giov 1,29) che concludeva “Beati gli invitati alla cena del Signore”. Con cena del Signore s’intendeva la santa cena istituita da Gesù, come riportato nei vangeli di Matteo (26,26-28), Marco (14,22-24) e Luca (22,19-20) e nella prima lettera di san Paolo ai Corinzi (11,23-25), mentre conBeati gli invitati alla cena dell’Agnello” si passa da un riferimento evangelico ad uno apocalittico - Apocalisse (19,9) : “E l'angelo mi disse: «Scrivi: "Beati quelli che sono invitati alla cena delle nozze dell'Agnello"” riferito non al popolo vivente di Dio ma alla Parusia, ossia la venuta di Gesù alla fine dei tempi, per instaurare il Regno di Dio (si vogliono forse trasformare le Chiese in Assemblee del Regno con i cattolici nuovi testimoni di Geova?). La cosa che veramente lascia perplessi è la sostituzione durante la preghiera eucaristica della frase Santifica questi doni con l’effusione del tuo Spirito” con Santifica questi doni con la RUGIADA del tuo Spirito”. Che vuol dire con la rugiada”? Cosa c’entrano queste goccioline dovute alla condensazione del vapore acqueo con l’ipostasi dello Spirito Santo che, semmai, si è manifestato durante il battesimo di Gesù sotto forma di colomba, vedi i vangeli di Matteo (3,13-17), Marco (19,11), Luca (3,21-22) e Giovanni (1,31-33), nella Pentecoste come lingua di fuoco (Atti 2,1-11)? Tale teoria bergogliana della rugiada sembra mutuata dalle teorie teosofiche dello scrittore Georg von Welling e del filosofo ermetico Anton Kirghweger per le quali “l’acqua spirituale, principio di tutte le cose, scende sulla terra ”come rugiada”, raccolta da Sole e Luna” come sostenuto nel testo “Aurea Catena Homeri” e dalla rivista Lucifer della famosa occultista Madame Blawatsky. D’altra parte cosa ci si può attendere da un papa che ha fatto portare in processione, dentro il Vaticano, la statua della dea pagana Pachamamainvitando i cristiani ad onorarla  (1 giugno 2016) perché: A noi tutti piace la Madre Terra perché è quella che ci ha dato la vita”; oppure che ha affermato (7 febbraio 2016): “tra i grandi d’Italia c’è Emma Bonino” (nota atea, abortista, divorzista e promotrice della cultura gender); oppure: anche dentro la santissima Trinità stanno tutti litigando a porte chiuse, mentre fuori l’immagine è di unità(17 marzo 2017); che in un’Omelia a Santa Marta, nello stesso anno, ha sostenuto che Gesù in Croce si è fatto diavolo, serpente” o che in un’udienza generale in piazza San Pietro, ha detto che “la morte di Gesù è un fatto storico ma la sua risurrezione no” o un’infinità di altre eresie per elencare le quali non basta un articolo, e forse neppure un libro.

Mons. Filippo Ortenzi

Arcivescovo Metropolita della Chiesa Ortodossa Italiana

Rettore Accademia Ortodossa San Nicodemo L'Aghiorita



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martedì 24 novembre 2020

La Polonia è sotto attacco! Dobbiamo fermare il colpo di stato a favore dell'aborto

                                   La Polonia è sotto attacco!

Dobbiamo fermare il colpo di stato a favore dell'aborto



I manifestanti radicali a favore dell'aborto stanno provocando il caos, dissacrando le chiese, distruggendo le proprietà e cercando di ottenere un colpo di stato. E sono sostenuti dall'Unione Europea e da dubbie ONG e gruppi occidentali.

I loro malvagi sforzi hanno finora costretto il governo polacco a rinviare l'attuazione della decisione pro-vita della Corte costituzionale che avrebbe fornito protezione ai bambini malati e disabili ancora non nati, salvando la vita a migliaia di bambini con sindrome di Down.

Infatti, secondo la Costituzione polacca, il governo avrebbe dovuto promulgare immediatamente la sentenza della Corte.

Per la sinistra e i liberali, lo Stato di diritto è importante solo se promuove i loro obiettivi. Altrimenti, si rifiutano di riconoscere che le norme costituzionali si applicano anche contro i loro mortiferi interessi! Che ipocrisia!

Insieme, dobbiamo costruire urgentemente una coalizione che sostenga i bambini ancora non nati, coloro che difendono la vita e le persone che stanno coraggiosamente proteggendo le loro chiese in questi giorni, e inviare un messaggio forte ai leader polacchi.

Incoraggiamo il governo polacco a rimanere forte nelle sue decisioni! Non possiamo permettere che vengano intimiditi da chi promuove la cultura della morte. Sosteniamoli!



Matteo Fraioli di CitizenGO

domenica 22 novembre 2020

santa Cecilia patrona della Musica

                                                 santa Cecilia 

                                 patrona della Musica


Santa Cecilia è stata santa sposa e nobile romana convertita al cristianesimo, si narra che il giorno delle nozze nella casa di Cecilia risuonassero organi e lieti canti ai quali la vergine, accompagnandosi, cantava nel suo cuore: “conserva o Signore immacolati il mio cuore e il mio corpo, affinché non resti confusa”. Da questo canto del cuore è stata presa come di protettrice dei musicanti. La santa, insieme al marito Valeriano (anche lui venerato come santo) era dedita alla pietà cristiana e alla sepoltura di tutti i poveri corpi che incontravano lungo la loro strada. La Legenda Aurea narra che papa Urbano I, che aveva convertito il marito di lei Valeriano ed era stato testimone del martirio, «seppellì il corpo di Cecilia tra quelli dei vescovi e consacrò la sua casa trasformandola in una chiesa, così come gli aveva chiesto» oggigiorno tale leggenda è reputata non veritiera in quanto non risultano storicamente persecuzioni anticristiane durante il pontificato di Urbano I (venerato come santo e Confessore dalla Chiesa Cattolica). Sulla santità di Cecilia vi è una prova fisica, infatti nel 1599, durante i restauri della basilica, ordinati dal cardinale Paolo Emilio Sfondrati venne ritrovato un sarcofago con il corpo di Cecilia incorrotto ed emanante profumo di gigli e di rose. Papa Paolo VI nel 1969 con il motu proprio “Pascalis Mysteri” reputando leggandario e non veritiero il sinassario di santa Cecilia la escluse dall’elenco dei santi insieme a san Giorgio, santa Barbara, san Cristoforo, santa Caterina d’Alessandria e un’altra trentina di santi dei quali non si sono trovate prove certe storiche della  loro  esistenza,  anche  se  nel caso di santa  Cecilia  abbiamo  almeno il corpo incorrotto.        Di questi santi comunque santa Cecilia è l’unica che, su pressione dei musicisti di tutto il mondo, la Chiesa Cattolica ha fatto marcia indietro riammettendone il culto. Per le Chiese Ortodosse che riconoscono particolare valore all'osmogenesi (profumo di santità) emanato dai resti di un santo e per il martirio subito, la santa rimane un esempio di pietà cristiana e di testimonianza della fede.


mons. Filippo Ortenzi



Rettore Accademia Ortodossa San Nicodemo L'Aghiorita


domenica 15 novembre 2020

I frutti contaminati della società anomica dall'amore al suicidio

            I frutti contaminati della società anomica                             dall'amore al suicidio





«C’è un interesse in ciò che è nascosto e ciò che il visibile non ci mostra. Questo interesse può assumere le forme di un sentimento decisamente intenso, una sorta di conflitto, direi, tra visibile nascosto e visibile apparente.» - Rene Magritte

Che cosa è l’amore? E’ un fatto individuale o investe aspetti di natura sociale? E se sì, che influenza ha la società anomica sulla capacità di amare degli uomini? Dal punto di vista biochimico possiamo affermare che l’amore garantisce la sopravvivenza della specie mediante una serie di ricombinazioni continue del DNA, cosa che assicura la sussistenza di una continua e necessaria variabilità genetica. Il sesso, di conseguenza, diventa lo strumento atto a garantire la discendenza della specie. L’amore è ontologicamente un sentimento fondamentale, supportato dal meccanismo biochimico che gestisce i complessi stadi emotivi degli individui ed è localizzato e gestito in una specifica area del nostro cervello conosciuta come nucleo accumbens. Questa struttura cerebrale sovrintende il nostro sistema di premialità, determinando gli stimoli piacevoli e tutta l’energia positiva che ci caratterizza, mediante la quale, riusciamo a sentire gioia, contentezza, piacere dei successi, euforia sino alla sublime estasi di un bacio. In ogni emisfero cerebrale risiede un nucleo accumbens, la complessa area celebrale regolatrice del senso di piacere, del consolidamento delle cose che apprendiamo, dell’euforia fino alla garanzia di sussistenza di un intero sistema motivazionale che ci porta a vivere ogni giorno i piaceri del nostro sé bios interrelato con il nostro sé psichico all’interno dell’ambiente in cui siamo inseriti e con cui interagiamo. Gli ultimi studi delle neuroscienze hanno dimostrato, però, che a questa specifica struttura cerebrale non sono legate solo le esperienze piacevoli, bensì essa coordina anche gli scenari avversi inducendo gli stimoli necessari ad eludere situazioni che possono determinare disagio. Il nucleo accumbens risulta fortemente connesso al sistema limbico, connessione garantita mediante la sua parte esterna detta shell che regola il livello di dopamina, serotonina ed altri neurotrasmettitori la cui concentrazione è strettamente legata agli stati emotivi individuali. Lo shell avvolge la zona centrale detta core, che determina, a sua volta. il set dei movimenti connessi alle emozioni. Questa struttura complessa ci aiuta a pianificare e valutare situazioni, facilitare l’apprendimento, la comprensione e la memorizzazione arrivando ad influire anche sui piaceri legati a sesso e cibo e ciò in funzione del “percorso dopaminergico”, il neuro trasmettitore del piacere e della felicità ma, purtroppo anche della dipendenza. Il nucleo accumbens di fatto attiva le motivazioni dell’individuo, secondo la topica che, definisce Rete 1 la sede dell’euforia, del piacere e della gioia attivate dalle encefaline, mentre l’altra e identificata come Rete 2 è la sede della depressione, dell’ansia e insonnia, attivata dalle dinorfine. Le strutture cerebrali innanzi descritte sono collegate al cingolato anteriore, e siamo così giunti allastruttura ove nasce “l’euforia da cotta”. A questo punto possiamo transitare, edotti, da una fredda ed arida trattazione biochimica al legame con quello che possiamo chiamare “amore che si avvicenda”, che parte dal primo stato, quello dell’infatuazione, il quale a seguito di input generati da sensi ed olfatto provoca il rilascio di dopamina, la molecola della felicità. L’oggetto del nostro amore diviene la nostra droga, e mentre in lui aumenta il testosterone in lei aumenta il livello di estrogeni. La “cotta” esplode in tutta la sua sensazionale magnificenza percettiva. L’attaccamento è lo stato successivo che in genere esplode nell’arco di 180 giorni dal primo incontro, per cui alla dopamina si aggiungono altre molecole come la feniletilamina che amplia gli stati emotivi esaltanti. La risultante di tutto ciò è un letterale impazzimento d’amore dovuto alla riduzione di serotonina, regolatore dell’umore, e qui vale il detto “l’amore è cieco” e questo perché i complessi meccanismi biochimici limitano le capacità di giudizio critico. Ed è qui che la fase di attaccamento si affievolisce visto e i livelli di cortisolo, ormone dello stress, aumentano trasportandoci nella fase della passione con rilascio di oxitocina che spinge a provare sensazioni di dolcezza e tenerezza. Si giunge infine, all’ultima fase di questo processo ciclico: il bivio, durante il quale il sistema limbico valuta ansie e paure, seppur continuando a produrre endorfine, sostanze il cui tenore è elevato durante i rapporti sessuali e che generano sensazioni piacevoli e di euforia, e quindi le fasi cicliche dell’amore ricominciano. E se al bivio il processo si blocca? L’andamento ciclico delle fasi d’amore si interrompe e irrompe la figura dell’abbandonato/a che diventa lo stato emotivo più doloroso da gestire. Allora i livelli di dopamina salgono vertiginosamente per cui ritorna un desiderio ossessivo-compulsivo rivolto verso la persona amata. In molti casi il soggetto “abbandonato” presenta dopo un breve periodo una sindrome depressiva, spesso talmente grave da incidere con ferite nell’anima arrivando a condizionare negativamente la qualità della vita dell’individuo per un lungo periodo. Ma l’amore fin qui descritto è visto prevalentemente nell’ottica biochimica, ma esiste una via di lettura alternativa da percorrere per comprendere il fenomeno dell’innamoramento nei suoi ulteriori e molteplici aspetti chiedendoci “di chi”, in che “contesto” e “come” ci siamo innamorati? È chiaro che l’amore costituisce un evento che riorganizza interamente il nostro cervello nel momento in cui veniamo in contatto con una persona che ci attrae Ciò pervade il nostro sistema sinaptico, tutti i neurotrasmettitori si attivano determinando la pulsione attrattiva, lo stato euforico, l’eccitazione ed anche l’ossessione dell’altro. Tutto questo ci distoglie dal contatto con la realtà quotidiana perché in maniera incontrollata pensiamo sempre a quella persona della quale costruiamo dentro di noi un modello predittivo, finalizzato ad anticipare ciò che penserà, ciò che potrebbe provare, quali saranno le sue reazioni agli stimoli proposti dal nostro agire nella costante paura di sbagliare ed essere male interpretati. Qui nasce un grande dilemma, ed esso appare quando il modello mentale costruito incontra la realtà. Nella maggioranza dei casi gli scenari previsionali divergono da ciò che avviene e allora è lecito chiedersi se di fatto noi ci innamoriamo di un’altra persona oppure soltanto dell’idea che abbiamo costruito di essa? I meccanismi biologici dei vari stati connessi all’amore li abbiamo tutto sommato analizzati, e a questo punto par d’uopo interrogarsi circa le interrelazioni tra il sé bios e il sé psichico di un individuo nella fase di innamoramento e del ruolo che gioca la realtà. Ma cos’è la realtà? La si può identificare solo con il mondo fisico? Che relazione ha la realtà con lo stato mentale connesso ad esempio a un incubo da cui ci svegliamo riconnettendoci d’improvviso ad un mondo ed a una realtà vissuta e abbandonata nella fase onirica. Ciò che rappresenta la realtà a questo punto può essere definita solo individuando specifiche condizioni psicofisiche, in un determinato contesto spazio temporale ed è pertanto e comunque solo il frutto della nostra immaginazione. Ma la nostra identità personale, così complessa specie se rapportata ai fenomeni legati alla sfera emotiva e nello specifico quella affettiva, ha un legame comunque collaterale con gli usi e le consuetudini sociali? una persona che fa uso di stupefacenti, alterando il suo sé psichico, in che modo gestirà emozioni e sensazioni nei confronti dell’altro da sé? Gli stati di alterazione psichica indotti da sostanze chimiche rimbalzano da individuo a individuo e il diffuso uso specie di droghe porta solo a effimeri risultati in cui stati di onnipotenza e superamento di ogni difficoltà si alternano a stai depressivi e stati comportamentali patologici. Non si ama più! alterare chimicamente Il sé psichico rende gli individui incapaci di amare e si finisce per simulare condivisione artata di buoni sentimenti diffusi in ogni dove, finalizzati solo al vano e inutile tentativo di manipolazione dell’altro nella speranza di rendere invisibile il proprio stato di grave disagio e comunque trarre vantaggio dal rapporto interpersonale. Una nuova e diversa realtà viene proposta a seguito della diffusione trasversale delle droghe in tutte le fasce sociali, ma questo è solo un approccio deterministico strettamente connesso alla diffusione di sostanze psicoattive, atte ad attenuare il dolore di una presunta inadeguatezza alla gestione delle interrelazioni sociali, in un contesto ove la fatica del vivere si frappone all’ossessione di dover apparire in antitesi alla certa consapevolezza di non essere adeguati. Allora in questo caso non è l’alterazione chimica che determina lo stato della realtà percepita, ma è il deficit psicologico, dalla necessità di attenuare degli effetti inconsci degli archetipi, i modelli primordiali impressi nella matrice cerebrale, direttamente legati ai comportamenti di specie ed in particolare nella relazione uomo-donna, con una palese asimmetria tra il ruolo femminile del modello “cacciatore-raccoglitore” e quello maschile, oggi depauperato a seguito del deficit di mezzi di comunicazione simbolicamente generalizzati che l’individuo maschio non può più ostentare rispetto all’alter femmina che paradossalmente riesce ancora ad esprimere il ruolo suo decisionale circa la scelta nel rapporto di coppia Tutta la struttura sociale viene lesa da questa commistione di situazioni devianti che a livello sociale comportano una sindrome lesiva delle relazioni tra individui, tra individui e sovrastrutture sociali e tra le sovrastrutture stesse. E’ questa la rappresentazione che descrive la mortale anomia sociale. A questo punto è necessario riportare il discorso su un piano più umano, meno vivisezionante nei vari aspetti positivi e negativi biologici e chimici e comportamentali. Parlo dell’agire umano rapportato alla complessità degli stati emotivi individuali. Utilizzerò quindi uno strumento alquanto singolare per gestire questa transizione, uno strumento semplice ma efficace per i suoi alti contenuti simbolici e cioè una favola, la favola del “Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry. Vi siete mai chiesti quante volte avete detto al compagno o alla compagna “Ti voglio bene”? E quante volte avete usato la frase “Io ti amo”? “Ti voglio bene” e “Io ti amo” sono due affermazioni equivalenti? Una implica l’altra? Rappresentano due elementi complementari o alternativi di una stessa condizione emotiva? O sono affermazioni solo legate ai diversi stadi del ciclo dell’amore prima descritto? E qui ci aiuta a capire la favola……. “Ti amo”, disse il Piccolo Principe. “Anche io ti voglio bene” rispose la rosa. “Ma non è la stessa cosa” rispose lui. “Voler bene significa prendere possesso di qualcosa, di  qualcuno. Significa cercare negli altri ciò che riempie le aspettative personali di affetto, di compagnia. Voler bene significa rendere nostro ciò che non ci appartiene, desiderare qualcosa per completarci, perché sentiamo che ci manca qualcosa.” E in queste parole è rappresentata la distanza abissale tra il sentimento del voler bene e la condizione privilegiata di poter esprimere amore. Voler bene istaura un rapporto di aspettative bidirezionali, si ripongono nell’altro aspettative e risposte che servono a soddisfare unicamente nostri bisogni e necessità Si tratta di “impossessarsi dell’altro”, riversando e cercando un egoistico riflesso mediato della propria immagine interiore, delle aspettative personali di affetto, di vicinanza, di compagnia ed anche di condivisione. Tutto quanto l’agire è finalizzato a rendere nostro, specie a livello interiore, ciò che non ci appartiene e voler quindi appagare il nostro desiderio di completamento desiderando qualcosa sempre desiderato e che ci manca e che vedi riflesso nell’altro e tu vuoi e pertanto devi appropriartene. Voler bene diventa quindi uno stato in cui “attaccarsi ad una persona” viene attuato in funzione dei propri bisogni e nell’impulso di soddisfacimento delle nostre necessità. A causa della singolarità autoreferenziale che contraddistingue ogni individuo, difficilmente le condizioni di soddisfacimento reciproco nella condizione del “volersi bene”, costituiscono un modello stabile per cui esiste la probabilità che il rapporto di coppia diventi asimmetrico e quindi se le aspettative riposte nell’altro non sono ricambiate in maniera soddisfacente, paradossalmente ci sentiamo delusi ed inadeguati. Amare è un rarissimo stato di grazia che dona la capacità di vedere il mondo con gli occhi dell’altro, desiderare il meglio per l’altro anche se le motivazioni dell’agire sono all’opposto. Amare è permettere all’altro di essere felice, anche quando le condizioni di vita conducono a percorsi diversi. E’ un sentimento disinteressato che nasce dalla propensione a donarsi nei confronti della persona amata, pertanto l’amore non può essere fonte di sofferenza così come avviene nella condizione di voler bene ad un altro. L’assenza di dolore nell’amore è determinata dal fatto che non ci si aspetta nulla in cambio, il sentimento esiste per il sublime e puro piacere di donare la propria interiorità assoluta all’altro. Questa profonda condizione dell’essere parte però dal fatto che si può amare solo chi conosciamo profondamente perché amare significa affidare all’altro da sé la propria vita e la propria anima in modo assolutamente disinteressato. La conoscenza dell’altro diventa un elemento fondamentale, poiché il “salto nel buio” determinato dalla meravigliosa condizione di provare amore, non prevede condizioni di restituzione e risarcimento di ciò che ha un valore assoluto e cioè l’anima ceduta. La conoscenza dell’altro significa sapere delle sue gioie e dei suoi dolori, degli stati di euforia e di sconforto, dei suoi successi e delle cadute che hanno scandito la vita dell’altro, accettando uno stato di “sintonia mentale” che va oltre il bene e il male, oltre il tempo e lo spazio, in un universo fatto di gioia e felicità riflessa negli occhi dell’altro. Ma esiste un vincolo, non possiamo amare chi non conosciamo, perché l’amore è eterno ed unico e questo stato prescinde inspiegabilmente da qualunque azione neuro-chimica, costituendo uno stato comportamentale complesso e attribuibile solo a chi riesce ad avere la fortuna di avere qualcuno da amare. Nella società anomica la condizione di “volersi bene” diventa particolarmente difficile, gli assetti socioeconomici, il lavoro, l’instabilità della famiglia determinano alterazioni di questo rapporto bidirezionale, dopo poco tempo si rimane ambedue delusi nel rapporto di coppia. Finita la passione neuro-chimica si sconfina nelle aride secche delle opportunità e dei mancati traguardi, della delusione delle aspettative e su larga scala il rapporto di coppia subisce delle modificazioni del suo iter evolutivo andando ad intaccare le influenze moderatrici delle consuetudini definite dal set delle dotazioni culturali connesse al rapporto di coppia nelle specifiche realtà microeticniche. La società globalizzata incide su l’eterogeneità degli stati emotivi del singolo individuo che è fortemente influenzata dagli indirizzi e dai modelli di “labeling” sociale imposti dai mass-media. Si privilegia la capacità di ostentare solo l’apparenza, mentre si cerca di annullare l’interiorità, l’intelligenza e la fantasia Social network e format televisivi, concorrono a condizionare il processo di definizione della propria identità, personale ed anche sessuale specie quando si è indotti a confrontarsi con un effimero quanto vuoto modello comportamentale che ha ragione di esistere solo ed esclusivamente sui palcoscenici televisivi e nelle campagne pubblicitarie. Concludo affermando che è ormai nulla la capacità di amare degli individui mentre è di difficile realizzazione anche lo stato del “volersi bene”, per cui la solitudine pervade gli uomini che non riescono più a rapportarsi adeguatamente sia sul piano sia emotivo che su quello razionale e quindi il dolore derivante da una percezione di realtà distorta, che non ci piace, trova sfogo solo ed esclusivamente in varie forme di dislocazione emotiva. Prima di giungere allo stato patologico della dissonanza cognitiva si tenta in extremis un recupero di umanità e di rapporto affettivo con qualcosa che si muove, che vive e che risponde ai nostri richiami. un qualcosa che possiamo conformare egoisticamente alle nostre abitudini e che nel contempo non ci può contraddire né creare problemi: quindi compriamo un cane! Rimando alla prossima puntata in cui analizzeremo gli effetti sociali ed individuali delle tecniche di controllo sociale.


ing. dott. prof. Ambrogio Giordano

Pro-Rettore Accademia Ortodossa Nicodemo l'Aghiorita

Ambrogio Giordano, Presidente Nazionale della Fraternità Ortodossa e membro della Curia e del Consiglio Nazionale Ecclesiastico della Chiesa Ortodossa Italiana è nato a Foggia il 5/9/1961. Attualmente ricopre la carica di Dirigente Tecnico presso AMIU Puglia Spa. È laureato in Ingegneria Civile ed Ambientale, Sociologia indirizzo mass media e comunicazione, Pianificazione Territoriale Urbanistica e Ambientale ed ha anche conseguito un Master universitario di II Livello in Scienze Criminologiche. Da anni si occupa di problemi inerenti l’ambiente, modelli matematici e temi sociali collegati al mondo del lavoro ed ai fenomeni di devianza sociale, collaborando con numerose Organizzazioni, Enti ed Associazioni con finalità sociali e culturali. Attualmente è presidente del comitato tecnico scientifico dell’Associazione Rinascita e Rose. Ha collaborato alla stesura di numerosi testi organizzando e presiedendo convegni inerenti tematiche legate alla filosofia, alla logica matematica e tematiche socio-economiche. Tra i suoi interessi la filosofia, la logica e le scienze sociali. Molti dei suoi scritti sono rintracciabili su numerosi blog e sui social network.

Campomarino – Concluso Corso di preparazione all’Esicarmo

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