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mercoledì 7 aprile 2021

Diavolo Demonologia e Satanismi

 Diavolo Demonologia e Satanismi

tra Storia, Teologia e Sociologia



Sabato 3 aprile (vigilia della Pasqua cattolica) si è svolta una interessante lezione su: DIAVOLO, DEMONOLOGIE E SATANISMI TRA STORIA, TEOLOGIA tenuta dal teologo ortodosso Massimo Giusio, responsabile del Dipartimento Storico-Religioso dell’Università Ortodossa San Giovanni Crisostomo. Abbiamo avuto la fortuna di ascoltare l’intervento del professor Massimo Introvigne, sociologo delle religioni tra i più importanti al mondo, che ci ha parlato del satanismo e dei satanisti, temi su cui è considerato, anche per i libri di cui è autore, un vero esperto internazionale. Tra gli intervenuti anche  mons. Filippo Ortenzi sulla figura di Papa Giovanni XXII, ritenuto uno dei fondatori della demonologia cattolica, iniziatore della caccia alle streghe e che Dante aveva citato nella Divina Commedia quale simoniaco e corrotto.

Commissione Europea – L’Università Ortodossa San Giovanni Crisostomo (UNISAG) è registrata al numero  686411142111-53 quale: Istituto di Ricerca e Formazione 

Vi ricordiamo che la lezione di sabato prossimo delle ore 17,30 (chi volesse partecipare scriva a: unisangiov.crisostomo@gmail.com) avrà per tema l’ESICASMO o “preghiera del cuore” e sarà tenuta dai prof. Massimo Giusio e Tudor Petcu

ore 17,30 – prof. Massimo Giusio
1. Chi è il vero padre dell’Esicasmo? Le influenze del mondo orientale
2. Le “Cinque fasi” dell’Esicasmo: inquadramento storico e teologico
3. La storia straordinaria della “Repubblica Teocratica”: spiritualità del Monte Athos
ore 18,15 – prof. Tudor Petcu
1. Tecniche, metodi e pratiche esicastiche nell’area greca, russa e rumena
2. La storia straordinaria di Sfantul Ambrozìe de la Optìna (1812 – 1891) – La spiritualità dell’ “Athos parallelo” di Optina


martedì 30 marzo 2021

1054 quando Roma abbandonò la Retta Fede (Ortodossa)

                                 1054 quando Roma abbandonò la

                         Retta Fede (Ortodossa)

 LEZIONE UNISAG - di sabato 27 marzo 2021





prof. Massimo Giusio:
Lo scisma del 1054: cause ufficiali e cause vere
Fozio, l'interpolazione del Simbolo Costantinopolitano, il "Filioque" da Toledo in poi, Lo Spirito Santo e la Teologia trinitaria nei suoi sviluppi

prof. Tudor Petcu: Lo sviluppo e l'evoluzione storica della spiritualità ortodossa in Russia, in Grecia ed in Romania: analisi di alcuni autori (Florenskij, Sarov, Nicodemo, Staniloae)

La "teologia dell'amicizia" nelle opere di Florenskij: il primato dell'Amore amicale su ogni rifiuto


(per partecipare alle lezioni, che si tengono il sabato dalle ore 17,30 alle 20
scrivere a: unisangiov.crisostomo@gmail.com)

domenica 7 marzo 2021

Collaborazione tra Chiesa Ortodossa Italiana e Italia Bio

 Collaborazione tra Chiesa Ortodossa Italiana e Italia Bio


                                             Il Primo Bio Slow sarà in Puglia

La Chiesa Ortodossa Italiana ha sottoscritto a Roma, il 5 marzo 202, un Protocollo d’Intesa con l’associazione Italia Bio, che si è già concretizzata in Puglia nel varo di un Distretto alimentare Bio Slow. Questa importante collaborazione è stata resa possibile grazie all'interessamento del presidente nazionale della Fraternità Ortodossa ing. Ambrogio Giordano, che ha già concretizzato una proficua collaborazione tra le due realtà in Puglia, dove si sta costituendo un importante Distretto Alimentare Bio Food. L’associazione Italia Bio è nata dall’iniziativa di alcuni produttori biologici al fine di promuovere prodotti e cibi sani, sviluppare un nuovo modello di economia sostenibile, sobria e conviviale, che garantisca la conservazione dell’ambiente e delle risorse naturali, la qualità della vita, la felicità delle persone e il rispetto del creato. In questa alleanza tra agricoltori e consumatori è importante anche l'apporto della visione cristiana che, come ha ricordato il nostro arcivescovo mons. Filippo Ortenzi citando la Genesi (Gn 2,15): “Dio pose l'uomo nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse” e il custodire, coltivare e valorizzare e non l’utilizzo predatorio e distruttivo, è quanto Dio ha indicato quale compito principale dell’umanità.

Riportiamo il testo del Protocollo d'Intesa tra la Chiesa Ortodossa Italiana e l'associazione Bio Slow, sottoscritta da mons, Filippo Ortenzi e dal Presidente Nazionale di Italia Bio dott. Ignazio Garau.


DIFESA DEL CREATO E SVILUPPO SOSTENIBILE, AGRICOLTURA BIOLOGICA E SICUREZZA ALIMENTARE, SCAMBIO DI CONOSCENZE E COLLABORAZIONE PER PROMUOVERE E

DIFFONDERE L’ETICA DELLA VITA IN ARMONIA CON LA

REALTA’ MATERIALE E SPIRITUALE CHE CI CIRCONDA

Premesso che:

  • L'emergenza climatica, l'emergenza sanitaria e l'emergenza economica che gravano su tutta la Comunità Umana sono strettamente connesse tra di loro e sono conseguenti alla nostra disattenzione nei confronti del pianeta che ci ospita, all'eccessivo sfruttamento delle risorse a disposizione;

  • Economia” ed “ecologia” non sono discipline tra loro antitetiche, come si è continuato a pensare fino al recente passato, considerato anche che i due termini condividono un identico elemento etimologico, l’οἶκος, che sta a indicare lo stesso interesse per la gestione della “casa”, ovvero per l’amministrazione del nostro spazio vitale;

  • È necessario cambiare rapidamente paradigma, modificare i modelli di riferimento economici, ambientali e sociali che ci hanno guidato nei secoli passati, occorre adottare nuovi e più sostenibili stili di vita: non siamo solo in un'epoca di cambiamenti, siamo al cambiamento di un'epoca. Nulla potrà essere semplicemente come prima, perché il prima ci ha portato ai problemi di oggi;

  • Per produrre cambiamenti in tempi brevi è necessario l'impegno delle istituzioni, ma anche il coinvolgimento dell'intera comunità.

Se promuoviamo una nuova visione del nostro rapporto con il creato, se tutti indichiamo la praticabilità e la convenienza di un modello di economia, e di società, più solare e solidale, più conviviale, assieme possiamo farcela;

  • Il cibo e l'agricoltura, biologica e contadina, sono i riferimenti da cui partire per un percorso di sviluppo sostenibile, poiché il cibo è coinvolgente e, nelle sue molteplici implicazioni, lega in modo stretto le persone, l'organizzazione delle comunità, la salute e la qualità della vita con le risorse naturali, la terra, la biodiversità, la loro gestione e salvaguardia;

  • L'agricoltura biologica è un insieme di principi e di valori che costituiscono una visione originale del modo in cui l'uomo deve interagire con il suo ambiente vitale, indicando modalità di produzione, preparazione e distribuzione del cibo e di altri beni che aiutino a non dissipare le risorse disponibili sul nostro pianeta terra, rispettando la vita delle piante e degli altri animali. L'agricoltura biologica afferisce al modo in cui le persone interagiscono con paesaggi vivi, si rapportano l'uno con l'altro, contribuiscono a formare e custodire l'eredità delle generazioni future;

  • la Chiesa Ortodossa Italiana e l'Associazione Italia Bio, pur nella diversità di caratteristiche, ruoli e funzioni, condividono la necessità di collaborare per promuovere iniziative e azioni orientate allo sviluppo sostenibile e alla difesa del nostro ecosistema.

Considerato che:

  • la Chiesa Ortodossa Italiana ritiene suo compito fondamentale agire per la salvaguardia del creato e vuole coinvolgere attivamente la Comunità dei fedeli avvalendosi della collaborazione e del supporto dell'Associazione Italia Bio.

Tutto ciò premesso e considerato

La Chiesa Ortodossa Italiana 



e

L’associazione Italia Bio



sottoscrivono il presente Protocollo d’Intesa concordando sulle finalità sopra esposte e congiuntamente, in relazione alle proprie competenze e ruoli, si impegnano a:

  • creare rapporti di scambio di conoscenze ed esperienze sui temi legati all’uso delle risorse, ai mutamenti climatici, alle energie rinnovabili, alle produzioni biologiche, alla biodiversità e più in generale allo sviluppo sostenibile e su come questi temi possano essere affrontati nel contesto specifico della Comunità Ecclesiale;

  • collaborare per attivare specifici momenti di approfondimento e di studio sulle tematiche dello sviluppo sostenibile, delle “sana alimentazione” e della “Dieta Mediterranea”, anche organizzando appositi corsi formativi in collaborazione con l'Università e gli Enti di Formazione della Chiesa;

  • per rendere concreta la scelta della sostenibilità all'interno di ogni comunità ecclesiale si istituirà un gruppo di lavoro, con i rappresentanti delle parti, con l'obiettivo di ideare un sistema di gestione ambientale differenziato per le diverse aree di interesse (chiese, scuole, strutture di accoglienza, ecc.). Obiettivo consentire a ogni comunità di ridurre significativamente i propri consumi di risorse, di energia (elettrica e termica), la produzione di rifiuti, fornendo il proprio contributo per la tutela dell'ambiente e del clima, risparmiando denaro e promuovendo una coscienza ambientale all'interno e all'esterno della chiesa;

  • lo stesso gruppo di lavoro elaborerà anche una proposta per prevedere in ogni comunità la possibilità di organizzare un gruppo di acquisto collegato direttamente ai produttori agricoli, facilitando la creazione di filiere corte che ristabiliscano corrette condizioni di collaborazione tra produttori e consumatori, con vantaggi per entrambe le parti;

  • tale scelte consentiranno di prevedere anche la possibilità di predisporre la certificazione ambientale di Chiesa eco-sostenibile;

  • un'impostazione che offrirà anche lo spunto per creare occasioni di condivisione comunitaria dell'esperienza ecologica e organizzare momenti di conoscenza delle qualità ambientali presenti nel territorio della comunità e opportunità conviviali per la scoperta delle produzioni biologiche e tipiche;

  • il percorso prevederà specifiche iniziative indirizzate ai bambini e ai giovani perché possano partecipare e condividere il progetto;

  • il gruppo di lavoro predisporrà una “Dichiarazione per la difesa del creato”, da sottoporre all'approvazione del Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa Italiana;

  • creare una linea di prodotti biologici dei Monasteri o delle comunità religiose afferenti alla Chiesa Ortodossa Italiana;

  • fornire la consulenza interdisciplinare per la costituzione di un Comitato Tecnico Scientifico di supporto al progetto dei distretti Bio Slow sotto l'egida del Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa Italiana;

  • la Chiesa Ortodossa Italiana nella persona del suo Primate Sua Beatitudine Filippo Ortenzi, darà la disponibilità ad assumere il ruolo di Cappellano dei singoli ambiti territoriali, nei quali i Distretti Bio Slow, in primis quello delle Puglie implementerà tutte le iniziative a livello nazionale;

  • la Chiesa Ortodossa Italiana a seguito della sottoscrizione del presente protocollo, collaborerà alla costruzione di paradigmi comunicativi, rivenienti dal confronto delle strutture preposte proprie dei vari Distretti Bio Slow, in particolare quello delle Puglie e degli esperti di comunicazione della Chiesa Ortodossa Italiana;

  • il Presidente nazionale di Italia Bio, in accordo con il Primate della Chiesa Ortodossa Italiana concorderà dichiarazioni ed eventi congiunti aventi la finalità di sfruttare la sinergia operativa derivante dal presente accordo, allo scopo di raggiungere gli obiettivi comuni concordati su scala nazionale. La Chiesa Ortodossa Italiana in particolare si impegna a sensibilizzare tutta la sua comunità presente in tutte le Regioni d’Italia;

  • la Chiesa Ortodossa Italiana, nella Regione Puglia, coinvolgerà l’associazione sociale e culturale Rinascita e Rose, con tutte le sue strutture, al fine di facilitare l'immediata attivazione di tutte le iniziative previste nella Regione in forza del fatto che il Presidente di detta associazione è un membro del clero della Chiesa Ortodossa Italiana, dando mandato allo stesso di rendersi immediatamente disponibile a supportare l'iniziativa qui oggetto di accordo, con tutti i mezzi disponibili dell'Associazione.

giovedì 17 dicembre 2020

Prof. Tudor Pectu - Università di Bucarest intervista a Massimo Giusio

                                   Prof. Tudor Pectu - Università di Bucarest 

                               intervista a Massimo Giusio 

dott. prof. mons. Massimo Giusio

Il professor Tudor Petcu, del Dipartimento di Filosofia delle religioni dell'Università di Bucarest, ha avviato una ricerca sulla Chiesa Ortodossa Italiana e ha richiesto, su questo tema, un'intervista molto articolata al dott. prof. mons. Massimo Giusio,  Vice-Rettore e Preside della Facoltà di Teologia della nostra Università Ortodossa San Giovanni Crisostomo. L'intervista verrà pubblicata, tradotta in inglese e rumeno, sul portale dell'Università. Il prof. Giusio ha accettato volentieri, anche al fine di avviare una collaborazione strutturata tra le nostre strutture di formazione e l'Università di Bucarest. .



Le chiederei inanzitutto di dirmi quale è la ragione per la quale Lei si è convertito all'Ortodossia. Come ha incontrato l'Ortodossia e come si spiega la sua scelta di diventare ortodosso?

Come direbbe Lukacs, che trae però l'espressione da Stendhal, fu proprio “un colpo di pistola in un concerto”. Ero cristiano da sempre, e qualche interesse per la spiritualità orientale l'avevo già, tratta dai libri del cardinale Spidlik che amavo moltissimo. Ma la vera folgorazione fu un incontro, come avviene spesso. Tenevo, fresco di studi, un ciclo di conferenze a Torino, presso l'Università Unitrè, sulle “Prove dell'esistenza di Dio nella storia del pensiero”. Dieci lezioni. Da Aristotele, Anselmo, Cartesio e Kant, Schleiermacher, Hegel, fino a Bontadini. Un pomeriggio di novembre. Ero giovanissimo, il corso era seguìto, ero felice e mi impegnavo molto, ma avevo notato un signore, con la barba e sempre vestito di nero, ma non in abito talare, che faceva sempre domande, ed erano tutte intelligentissime. Dopo una lezione, mi chiese di parlarmi. Voleva sapere cosa ne pensassi delle critiche di Geach e Kenny alle prove ontologiche, cosmologiche e teleologiche delle “cinque vie” di Tommaso. Per me era materia incandescente, terreno di dibattito persino tra i neotomisti, che conoscevo bene, ma lui non era da meno. Finimmo in pizzeria, e poi in birreria, e facemmo mezzanotte. Scoprii che era un vescovo ortodosso, si chiamava Adeodato Mancini, Padre Adeodato per tutti. Era stato uno dei seguaci veneti di De Rosso, lui era originario di Venezia, ed aveva ottenuto l'episcopato Assiro-Caldeo, ma già allora l'idea era di una Chiesa Ortodossa nazionale, tutta italiana, del tutto priva di relazioni gerarchizzate con i grandi Patriarcati. L'avevo capito subito, che non era uno studente, o un ricercatore. Aveva una notevole profondità teologica, ma mi colpì, soprattutto, per un altro motivo. A mezzanotte, mi regalò una bella edizione della Filocalia, e mi chiese di fargli sapere cosa ne pensassi. Poi, mi disse che sarebbe andato a fare “gli spaghetti coi barboni”. Cosa significava? Gli chiesi di accompagnarlo. Aveva un vecchio camper sgamgherato, e nel cuore della notte, si recava dai senza fissa dimora, in due o tre luoghi torinesi, e cucinava un piatto di spaghetti. Per tutti. Sorrisi e una felicità mai vista. Negli occhi di quelle persone trovai una strada senza più remore. Un mito. Rimasi per tanti anni come suo collaboratore, divorai una serie di libri di mistici e teologi ortodossi russi, greci, rumeni. E poi “La spiritualità dei cristiani d'oriente”, sempre di Spidlik. La conversione arrivò poche settimane dopo. Convinta, sicura. Forse i libri, gli approfondimenti teologici, ma soprattutto il suo esempio. Da allora, non ho più avuto dubbi: avevo fatto la scelta giusta. Due anni dopo, il diaconato. E poi , nel 2015, il corepiscopato.

Sarei molto interessato a scoprire come percepisce Lei l'Italia nella sua prospettiva ortodossa.

Da questo punto di vista le confesso che sono molto preoccupato. La Chiesa Ortodossa Italiana si è riorganizzata nel 2015. Abbiamo una sessantina di appartenenti al clero, migliaia di fedeli o di persone curiose che si avvicinano a noi, una sede a Roma ed una Università Ortodossa, e questo mi rende contento del lavoro che abbiamo iniziato a fare. Ma il panorama generale non è dei migliori: la scristianizzazione e la relativizzazione, la banalizzazione dei valori e delle tradizioni cristiane sono un fenomeno visibile. I fedeli cattolici - e pensi che il 95 % degli italiani è battezzato - che frequentano la Chiesa ed i sacramenti non superano il 15 per cento. I giovani sono disorientati, c'è molta confusione, una crescente indifferenza per il tesoro di patrimoni culturali, artistici e simbolici della Cristianità. Le ansie e le divisioni interne con questo pontificato si percepiscono anche all'interno delle parrocchie, le crisi delle vocazioni, la tendenziale sfiducia relazionale e disumanizzante tra le persone è stata acutizzata dalla pandemia. Io, che sono un sincero cultore del dialogo ecumenico, talvolta mi sento in difficoltà. Si avverte una debolezza nel magistero, nella capacità di insegnamento. reale, del substrato assoluto e valoriale della nostra eredità millenaria. Ed in questo la proposta di fede e la spiritualità ortodossa hanno molte carte da spendere, e lo testimoniano i tantissimi rumeni in Italia che affollano le chiese da noi. Certe affermazioni di Papa Francesco sono lodevoli nell'intenzione, ma si prestano a molte ambiguità interpretative, perché stridono con la realtà e la sostenibilità. Molti si avvicinano a noi proprio per questa situazione di disagio, di mancanza di guida, di incertezza morale. Ma la cosa, Le assicuro, non mi fa piacere. Tra cattolici e ortodossi il dialogo deve essere continuo, e proficuo. La realtà spirituale e morale italiana, comunque, non è lusinghiera né positiva. Lo si avverte anche dalla sensibilità decrescente verso i simboli cristiani: crocefisso, Natale, liturgia. Si avverte incertezza, incapacità di dare unità di senso alla vita. Crescono i suicidi, anche tra i giovanissimi, acutizzati dalla crisi economica. Se la vita non ha senso, tutto diventa possibile. La Cristianità non può essere solo mutua assistenza, o il gestire ONLUS o patrimoni immobiliari sterminati. Per questo spesso assumiamo posizioni radicali, ma sempre con rispetto dell'identità cattolica. Ho tantissimi amici vescovi e preti cattolici. Le confesso che anche molti di loro, filosoficamente e teologicamente ben preparati, nutrono le medesime preoccupazioni.

Ora le chiedo di presentarmi in dettaglio gli argomenti secondo cui l'Ortodossia in Italia esiste fin dal tempo degli Apostoli. A partire da questa affermazione si può dedurre logicamente che anche San Pietro, il primo capo della Chiesa Universale, è stato di fatto ortodosso?

Mi permetta di farle una premessa. Dire che esista una “Ortodossia” e da quando abbia iniziato ad esistere in Italia, stabilendo uno spartiacque cronologico netto, rischia di essere un problema aporetico che trasmoda nel mero feticismo nominalistico. Dipende da cosa intendiamo con questa locuzione. Se lo intendiamo in senso etimologico e germinale, la “retta fede” (ma in realtà come lei ben sa, l'utilizzo del termine doxa nella storia della filosofia fino al III secolo apre scenari ben più ampi e delicati), intesa come convinzione soggettiva, è evidente che fosse presente in nuce, e necessariamente dopo la Pentecoste, in tutti gli Apostoli, ma sull'interpretazione così anfibologica della frase di Gesù, quella del “Tu es Petrus” e del “su questa Pietra”, si potrebbero scrivere dieci libri, e mi dilungherei troppo. Il termine “Ortodossia”, nell'uso comune ed ecclesiologico di caratterizzazione orientale separata dalla tradizione latina, invece, come Lei certamente sa, nasce solo intorno al X – XI secolo, dopo le polemiche di Fozio del secolo precedente, il Filioque, e le doppie scomuniche costantinopolitane del 1054. Veniamo al merito della sua domanda. L'ortodossia intesa, quindi, come realtà di professione della retta fede cristiana, quindi come concetto dottrinale e teologico, appare evidentemente in tutti gli Apostoli, ed anche in Pietro. Ed appartiene ad essi sul piano reale, sin dalla discesa dello Spirito Santo. Qua si potrebbe porre piuttosto un delicato problema, ma anch'esso richiederebbe fiumi di inchiostro, sulla più aggiornata analisi della vera vocazione universalistica della posizione petrina, alla luce delle considerazioni sui “non circoncisi” negli Atti degli Apostoli, su cui si sono appassionati perfino Bultmann o Kung, ma entriamo nella storia della teologia e nella patristica. Con esiti che spesso sono stati divisivi, e contrari ad un sano spirito ecumenico. E non sarebbe più un'intervista, ma una tediosa elaborazione ermeneutica.

Per quanto conosco, la Chiesa Ortodossa Italiana nasce dall'aspirazione a creare una realtà nazionale, indipendente da giurisdizioni straniere e guidata solo da italiani. Perciò le sarei grato se potesse dirmi quale è l'unicità dell'Ortodossia italiana nel mondo delle chiese ortodosse storiche e quali prospettive di sviluppo ci sono per l'Ortodossia italiana nel prossimo futuro.

Le riepilogo la genesi storica della nostra Chiesa. I seguaci di Antonio De Rosso, nel 2010, erano rimasti in pochissimi. Nel 2014, acquistammo la disponibilità di un bellissimo Monastero in Piemonte, in provincia di Cuneo. Quello fu una sorta di laboratorio teologico e pastorale, il primo germe di una realtà che esisteva dal 1977, ma andava aggiornata e rimodellata. Decidemmo le liturgie utilizzabili: Crisostomo, ma anche il rito gallicano, e San Colombano. Affinammo le nostre linee organizzative, il modo possibile di diffonderci in tutte le regioni italiane e, dopo la morte del compianto padre Adeodato e, purtroppo, del suo delfino padre Antonio Settineri, appena cinquantenne, anche per onorare la loro memoria facemmo il grande passo. Ripartimmo da Roma e dal Piemonte, e dal 2017 fondammo con monsignor Filippo Ortenzi l'Università di San Giovanni Crisostomo, con sede a Roma, e l'Accademia di formazione di San Nicodemo, per la preparazione di diaconi, monaci e sacerdoti. Oggi abbiamo cinque vescovi, docenti preparati e molti studenti che si avvicinano a noi. La strada è ancora lunghissima, ma un bel pezzo di cammino è stato avviato. Veniamo alla seconda questione. Le prospettive di sviluppo in Italia di una Chiesa nazionale, ma ortodossa, sono moltissime. Le dico le principali. Anzitutto, la grande necessità di ricomposizione morale e spirituale nel segno della Tradizione, di cui tantissimi cristiani in Italia avvertono la crescente riduzione, Da noi arrivano molti ferventi cattolici o ex religiosi, pensi che il nostro vescovo di Alessandria e Genova, monsignor Giovanni Ferrando, teologo preparato, è stato parroco cattolico per quarantacinque anni. A chi obietta che ciò può implicare l'ospitare dei “delusi”, ribattiamo che non vi è alcuna competizione, o concorrenzialità, tra proposte di fede. Basta che la gente si avvicini al Pastore: non conta null'altro, di sostanziale. Molti si avvicinano, poi, per i motivi più disparati ed in qualche caso anche per i cosiddetti “casi personali”: divorziati, ex preti che si sono sposati, assonanze simboliche, amore per l'arte e le icone, fascino per la liturgia orientale, ma soprattutto nuovo desiderio di preghiera e di slancio mistico originario. E tanti altri motivi. Il secondo ordine di osservazioni è la specificità dell'Italia: qui ha dominato, per due millenni, la presenza della Chiesa di Roma, senza un contraltare spirituale alternativo, cristiano e tradizionale, come quello orientale, se non nelle frange uniate. E con una tendenziale ostilità, come spiego nel dettaglio nel mio manuale sulla libertà religiosa in Italia del 2018, verso ogni altra forma religiosa organizzata. Ma col limite oggettivo di coinvolgere rispetto ad altre forme religiose, nella proposta di specificità spirituale e liturgica, quasi solo cittadini stranieri. La questione di fondo, di De Rosso e nostra, era e rimane: perché non far conoscere e comprendere sempre più, ora che la “terza secolarizzazione” rende davvero libere e più autentiche le scelte di fede, la proposta cristiana ortodossa agli italiani, con gli adattamenti specifici al carattere nazionale,ma nel grembo straordinario della spiritualità e della ricerca della theosis, dopo secoli in cui ciò, per tanti motivi, è stato possibile così poco? Mi creda. I risultati dei primi anni sono davvero positivi, e val la pena di continuare.

Possiamo dire dal suo punto di vista che l'Italia cristiana del primo millennio ha più punti in comune con i paesi ortodossi, di ieri e di oggi, di quanti ne abbia con l'Italia cattolica contemporanea?

Su questo tema credo che Lei abbia in larga misura molte buone ragioni. Senza scomodare Heidegger o Severino, va rilevato che il tempo della egemonia della Tecnica, dello svuotare - col “pensiero calcolatore” globalista - i serbatoi antichi della cultura e delle identità tradizionali, lascia sensi di vuoto sempre più tremendi, smonta ogni elemento generativo di senso, inquieta sempre di più la sensibilità di tante, tantissime persone. Cristiane e non. Ritrovare rigore, semplicità, desiderio di significati profondi della vita lo ho definito, in uno dei miei libri, un “desiderio originario”. Proprio quello che animò tutta la Cristianità alle sue radici, come giustamente osserva Lei, fino alla netta separazione che, secondo me, avviene molto prima dello Scisma del 1054, a partire dal VII secolo. Da allora, Roma diventa l'unico ordine possibile in una Europa sconvolta, invasa e con guerre continue, e ne guida la riorganizzazione, creando una Autorità forte, che ha molti meriti storici ma crea ineluttabilmente quella che io definisco una “teologia del potere”, gerarchico-autoritaria, ancillare, sostitutiva ed inquisitoriale poi, del potere temporale. La divaricazione, invece, ad Est provoca effetti spiritualmente positivi in linea con le radici dei primi secoli. Nel mondo orientale, la sfera religiosa, forte di autorità centrali autonome e ben radicate (dall'impero bizantino, fino agli Zar) non ha bisogno di diventare potere terreno, e si concentra, mirabilmente, sull'esperienza interiore, la mistica, la liturgia, la forza invincibile, nazionale e popolare, dello spirito e del senso religioso delle origini. Persino Stalin, in una notte ormai celebre, convoca dopo vent'anni di persecuzione i vescovi ortodossi, si umilia e chiede il loro sostegno per affrontare la guerra. E' la vittoria più grande e memorabile dell'Ortodossia, e di Cristo. La proposta della spiritualità ortodossa, nella confusione e nell’angoscia contemporanea di cui già Gide o Foucault avvertivano i prodromi, è sempre più efficace, sia per la riscoperta e la riconfigurazione della vita interiore, sia nei rapporti tra gli individui, nei modelli sociali, nella ricerca presente in ogni essere umano di stabilità, di necessarietà di un ordine superiore che trascenda le stagioni mutevoli, le angosce e le inquietudini del nostro tempo e che attenui semplificazioni, banalità, relativismi esistenziali, superficialità valoriali.

Il Metropolita Antonio de Rosso è riuscito a rimettere in piedi l'Ortodossia italiana, in altre parole, una Chiesa Ortodossa saldamente radicata nel patrimonio e nella cultura cristiana d'Italia. Mi interesserebbe, però, sapere di quali altri rappresentanti importanti dell'Ortodossia italiana possiamo discutere?

Oggi, dopo la breve parentesi di Alessandro Meluzzi, che ha scelto percorsi diversi ed è assai impegnato in tante altre attività, il più instancabile rappresentante della Chiesa Ortodossa Italiana - considerando che io, purtroppo, sono ancora molto impegnato con altre attività di lavoro, insegnamento e ricerca e non posso lavorare per la Chiesa a tempo pieno, come è invece necessario - è sicuramente monsignor Filippo Ortenzi, nostro Metropolita, che ha la sede a Roma, in via Appia Nuova. In pochi anni, ha realizzato un lavoro enorme, utilizzando molto anche i social ed i mezzi digitali, ed i risultati si vedono. Sul piano teologico, oltre a chi le scrive ci sono molti altri importanti rappresentanti: c'è monsignor Giovanni Ferrando, in Piemonte, mentre al Sud c'è padre Gianni De Paola, ed abbiamo molte ramificazioni anche in Sicilia. A Ventimiglia abbiamo un vescovo di origini francesi, monsignor Marty. Potrei citarle ancora, quali altri importanti esponenti della COI, padre Alberto Crudo (Presidente Banco Alimentare "Regina Pacis" di Viterbo n.d.r.), padre Nilo, padre Stefano Capponi e monsignor Antonio Berardo, e molti altri. La Chiesa è presente, coi suoi organigrammi, in ben quindici regioni italiane, su venti. 

Potremmo parlare oggi di un certo ruolo della sua Chiesa nella società italiana? Dall'altra parte, come fanno gli italiani a riferirsi alla sua chiesa quando la scoprono?

Le modalità di raccordo con i fedeli, o i curiosi che si avvicinano a noi, sono moltissime. C’ è il “passaparola” tra le persone, i gruppi, i fedeli. La grande maggioranza, del resto è la legge dei grandi numeri, è quella che ci contatta via Internet, sui gruppi Facebook, sulle pagine di teologia ortodossa, o sulle trasmissioni televisive. Le faccio un esempio numerico: sulla pagina FB, solo dal 5 dicembre ad oggi abbiamo avuto 5.038 contatti, ed una cinquantina di messaggi di adesione, richieste, informazioni. Più o meno, abbiamo una decina di adesioni alla settimana, che vengono indirizzate ai singoli responsabili territoriali. Sulla parte relativa alla funzione della Chiesa, parlare di “ruolo nella società” è un poco imbarazzante. Siamo tutte persone, fortunatamente, umili e abbastanza semplici, viviamo del nostro lavoro, c'è chi insegna, chi lavora in fabbrica, chi fa l'avvocato, o il medico. Siamo umili, e vogliamo restarlo. Il nostro ruolo deve essere altrettanto semplice, anche se fermo nei valori di fondo e nei presupposti pastorali: una proposta cristiana diversa, alternativa, una richiesta di approfondimento della propria vita interiore, della riconsiderazione, della stimolazione, o dell'arricchimento, della fede, per chi ce l'ha. O una proposta, ancora più radicale, di incontro e di dialogo per chi non ce l'ha, ma cerca un senso alla propria esistenza. Che non può essere, per definizione, potremmo dire, “ontologicamente” priva di senso. Tutto lì. Certamente la nostra crescita non ci ha fatti cambiare, o diventare più ambiziosi. Il ruolo in una società dipende dalla potenza del messaggio, e della sua astrazione dalla banalità crescente. Indipendentemente dalla nostra specifica Chiesa, sono i valori ortodossi che hanno un ruolo importante, sempre di più, nel vivere sociale. Il nostro compito è, con modestia, con i pochi mezzi a disposizione ma con impegno sincero, di trasmetterli per quanto possiamo, come una eredità antica ma sempre viva di continuità con il passato ma decisiva per il futuro di ogni persona. Spero di non essere stato prolisso, ma le sue domande, assai stimolanti, meritavano una trattazione adeguata e, spero, completa. La ringrazio tanto per l'attenzione che ci ha dato.


Elementi di Teologia Ortodossa

ultimo libro scritto da Massimo Giusio 

editato da Arturo Bascetta Editore

domenica 13 dicembre 2020

Santa e Gloriosa Martire Lucia da Siracusa

 Santa e Gloriosa Martire Lucia da Siracusa

Il 13 dicembre non è ricordato per il fatto che nel 1294 papa Celestino V (Pietro da Marrone), dopo appena 4 mesi di regno, rinunciò al papato dando l’ispirazione al sommo poeta Dante Alighieri di citarlo nel III Canto dell’Inferno: “vidi e conobbi l’ombra di colui che per viltade fece il gran rifiuto”, dove lo mise nell’Antinferno (Limbo) tra gli ignavi, cioè coloro che vissero “senza infamia e senza lodo”. Pur essendo un personaggio storico noto, pochi ricordano che questa è anche la data della morte di uno dei più grandi imperatori Federico Ruggero di Hoenstaufen, nato (Jesi -AN) e morto in Italia (a Fiorentino di Puglia FG), noto come Federico II, Imperatore del Sacro Romano Impero, duca di Svevia, Re di Germania, Re di Sicilia e Re di Gerusalemme conosciuto con l’appellativo di “Stupor mundi”. In Sardegna in questo giorno viene fatta memoria dsant’Antioco di Sulcis, un santo medico originario della Mauretania (attuale Marocco), arrestato in Galazia (regione storica dell’Anatolia abitata dal popolo celtico dei Galati) per il suo apostolato cristiano e condannato a lavorare nelle miniere di piombo del Sulcis (note come plumbaria) dove morì nel 127 dopo aver diffuso la fede tra prigionieri e carcerieri dell’Isola. No, nell’immaginario popolare questo è il giorno di Santa Luciauna giovane martire cristiana morta nel 304 a Siracusa, vittima della “grande persecuzione” scatenata dall’imperatore Diocleziano, conosciuta universalmente come protettrice della vista (per il fatto che Lucia viene dal latino lux = luce) e per il detto popolare “Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia”, detto indubbiamente carino, che fa rima, ma falso perché il giorno più corto è il 21 dicembre che coincide col solstizio d’inverno. Figlia di una nobile famiglia cristiana di  Siracusæ (Siracusa) per la sua fede e l’intercessione di sant’Agata, la santa e gloriosa martire e diaconessa di Catania, ottenne la guarigione miracolosa della madre Eutychie affetta da incurabili emorragie. Dopo aver donato tutti suoi beni ai poveri si dedicò alla cura dei bisognosi, delle vedove e degli infermi, consacrando la sua vita al Signore e rifiutando il matrimonio combinato dal padre con un giovane pagano del luogo. Quest’ultimo, offeso per il rifiuto la denunciò come cristiana. Condotta di fronte al Prefetto romano del luogo (un certo Pascasio) ed invitata a sacrificare agli dei pagani pena la tortura o essere segregata in un postribolo, la santa rifiutò asserendo: “il corpo si contamina solo se l’anima acconsente”. Per giustificare la propria obiezione di coscienza contro l’ordine di sacrificare agli dei, Lucia citò l’epistola dell’apostolo Giacomo: “Sacrificio puro presso Dio è soccorrere i poveri, gli orfani e le vedove. Per tre anni ho offerto tutto al mio Dio. Ora non ho più nulla, e offro me stessa(1). Morì martire nell’anno 304, all’età di 21 anni, per sgozzamento (“jagulatio”) o, secondo altre fonti, decapitazione profetando la caduta di Diocleziano (si dimise da imperatore l’anno successivo) e il trionfo della fede cristiana (9 anni dopo con il Rescritto di tolleranza o Editto di Milano di Costantino e Licinio, il cristianesimo, fino allora perseguitato fu prima tollerato e poi divenne la religione ufficiale dell’Impero). La maggior parte degli storici ecclesiastici considera invece una leggenda quella che alla santa abbiano cavato gli occhi, sembra sia nata nell’ambito della religiosità popolare cattolica nel XV secolo, ottenendo un successo enorme tanto che nell’iconografia la santa viene raffigurata con un piatto con sopra due occhi, il giglio e la palmaNel 1.039 il corpo della santa fu portato a Costantinopoli-Nuova Roma dallo strategos e catapano Giorgio Maniakes per impedire che cadesse nelle mani saracene e, dopo il sacco di Costantinopoli effettuato dai crociati cattolici nel 1204 e che pose fine al millenario Impero Romano, fu trafugato dai veneziani come bottino di guerra e portato a Venezia, ove attualmente riposa nella Chiesa dedicata ai santi Geremia e Lucia. Come spesso succede in ambiente cattolico, anche una Chiesa francese sostiene di avere il corpo della santa, che viene venerata in una Chiesa di San Vincenzo di Metz, meta di pellegrinaggio da tutta la Francia e dal mondo germanico (2).A titolo di mera curiosità la Chiesa di san Giovanni Maggiore di Napoli sostiene di avere le reliquie degli occhi di santa Lucia, venerate da secoli per la protezione della vista. Riguardo le presunte reliquie di Metz, queste furono dichiarate autentiche dalle autorità cattoliche del luogo nel 1792 a riprova che la verità nella Chiesa Cattolica più che un fatto oggettivo è una pura opinione.


Troparion della Santa e Gloriosa Martire Lucia di Siracusa (3)

Indossando il mantello radioso della verginità
ed essendo promessa sposa di Cristo che  
ti ha donato la vita, hai abbandonato l'amore della tua fidanzata terrena,
o Lucia Vergine-Martire,
perciò come dono nuziale
hai portato a Cristo lo spargimento del tuo sangue,
intercedi anche presso di lui per tutti noi!




Note:


(1) – Carlo Fatuzzo su http://www.santiebeati.it/dettaglio/25550


(2) - Pierre Edouard Wagner, docente associato della Facoltà di Teologia Cattolica di Strasburgo - "Culte et reliques de sainte Lucie à Saint-Vincent de Metz"


(3) – da OrthodoxWiki “Lucia di Siracusa


autore

dott. prof. mons. Filippo Ortenzi

Arcivescovo Metropolita della Chiesa Ortodossa Italiana

Rettore Accademia Ortodossa San Nicodemo L'Aghiorita

www.chiesa-ortodossa.com

tel. 0621119875

email: chiesaortodossaitaliana@gmail.com


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