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giovedì 10 marzo 2022

Ucraina

       Beati gli operatori di pace 

perché saranno chiamati figli di Dio (Matteo. 5, 9)



 Documento della Chiesa Ortodossa Italiana sulla Guerra in Ucraina 




Mentre il mondo è preoccupato per l’invasione dell’Ucraina da parte dell’Armata Russa ha destato sconcerto l’intervento di Sua Santità Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, che giustifica Putinn e la guerra da esso scatenata, ritenendola giusta, perché tesa a contrastare la deriva anticristiana dell’Occidente in mano alla lobby gay. Sono argomentazioni discutibili proprie di un potere che, succube di una dittatura, è costretto a compiacere il potere politico, né più né meno, di quello che fece il Patriarca Sergio che sostenne Stalin  e il governo sovietico nella seconda Guerra Mondiale. Premesso che  la guerra dovrebbe essere  l'extrema ratio (se sono falliti i mezzi pacifici di soluzione della controversia) per risolvere una controversia tra Stati in sé sovrani, quella scatenata in Ucraina  è carente sia di una "giusta causa" (iusta causa), che si ha  e non è condotta neppure nei "modi legittimi", commisurati al fine della guerra (debitus modus).

Inferre autem bella finitimis et in cetera inde procedere ac populos sibi non molestos sola regni cupiditate conterere et subdere, quid aliud quam grande latrocinium nominandum est? Come chiamare una guerra fatta contro popoli inoffensivi, per desiderio di nuocere, per sete di potere, per ingrandire un impero, per ottenere ricchezze e acquistare gloria, se non un brigantaggio in grande stile? Agostino d’Ippona

Come affermato nel Codice di Diritto Canonico  della Chiesa Ortodossa Italiana (Codex Canonum - approvato il 22 agosto 2019 con Bolla Apostolica "Codex Ecclesia Orthodoxa Italica" dal Santo Sinodo  - prot. N. 14/19): La Chiesa Ortodossa Italiana crede, che compito dei cristiani è: «Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti» (Rm 12,18) e che occorre adoperarsi per essere “costruttori di pace” (Mt 5,9) rendendo Gloria a Dio ed adoperandosi per la “pace agli uomini di buona volontà” (LC 2,14) . Anche se l'aspirazione cristiana è alla Patria celeste (Gal 4,26) il cristiano ortodosso è rispettoso della Patria terrena, verso la quale, come ci ha insegnato il teologo Tommaso d'Aquino il cristiano deve mostrare rispetto (pietas), devozione (cultus) e ubbidienza (officium) ed adoperarsi, affinché la Nazione sia governata secondo gli insegnamenti divini “come in Cielo, così in terra” (MT 6,10). La Chiesa altresì fa proprio il motto mazziniano di “Dio -Patria - Famiglia" di una comunità ancorata a solide virtù civiche verso i compatrioti, verso la Patria e verso Dio. La Chiesa Ortodossa Italiana pur auspicando la Pace non proibisce ai suoi figli di partecipare ad azioni belliche, se si tratta della difesa del prossimo e del ristabilimento della giustizia calpestata. La guerra è allora considerata come un mezzo obbligato, anche se odioso.  Il patriottismo del cristiano ortodosso deve essere efficace. Esso si manifesta nella difesa della patria dal nemico, nel lavoro per il bene della patria, nella sollecitudine per l'organizzazione della vita del popolo, anche mediante la partecipazione al governo dello stato. Il cristiano è chiamato a custodire e a sviluppare la cultura nazionale e l'autocoscienza del popolo.  La Chiesa Ortodossa Italiana reputa giusta la guerra quando è l'unico modo per soccorrere fratelli perseguitati la cui vita è messa in pericolo da nemici della vera fede perché come ci ricorda San Cirillo: «Cristo Dio nostro, che ci ha comandato di pregare per coloro che ci offendono e di far loro del bene, ha detto anche che nessuno di noi in questa vita può dimostrare un amore più grande di colui che dà la sua anima – la sua vita – per i suoi amici (Gv 15,13). Ecco perché noi sopportiamo con magnanimità le offese causateci come persone singole, ma nella comunità ci difendiamo l'un l'altro e siamo disposti a dare la nostra vita in battaglia per il nostro prossimo, affinché voi, dopo aver fatto prigionieri i nostri concittadini, insieme con i corpi non facciate prigioniere anche le loro anime, costringendoli a rinnegare la loro fede e a compiere atti contro Dio. I nostri soldati cristiani con le armi in pugno proteggono la santa Chiesa, proteggono il sovrano, nella cui santa persona venerano l'immagine del potere del Re del cielo, proteggono la patria, con la cui distruzione inevitabilmente cadrà l'autorità nazionale e vacillerà la fede evangelica. Ecco i preziosi doveri per i quali fino all'ultima goccia di sangue i soldati devono combattere, e se essi moriranno sul campo di battaglia, la Chiesa li canonizzerà tra i santi martiri e i loro nomi saranno ricordati e invocati nelle preghiere davanti a Dio». La Chiesa Ortodossa Italiana giudica contrario ai precetti biblici (Esodo 23,32 - Non farai nessun patto con loro, né con i loro dei.) l'alleanza con Stati che discriminano o perseguitano i cristiani o finanziano il terrorismo internazionale ai danni dei credenti in fedi diverse dalle loro e che sia lecito e doveroso combattere con “giusta indignazione(La guerra deve essere condotta con «giusta indignazione», ma non con astio, avidità e concupiscenza  - 1Gv 2,16) ma con un atteggiamento umano verso i feriti e i prigionieri perché il cristiano non deve lasciarsi “vincere dal male” ma deve tentare a vincere “con il bene il male» ( «Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male» - Rm 12,20-21) 

La Chiesa Ortodossa ha sempre reputato grave peccato la guerra di attacco, mentre considera come giusta e legittima la difesa armata. In Ucraina si sta svolgendo una guerra civile tra ortodossi, essendo la Chiesa Ortodossa Russa  la più grande realtà religiosa sia della Russia che dell’Ucraina. 

Questa guerra, a nostro parere non è assolutamente lecita perché priva di iusta causa, che al contrario possono rivendicare gli ucraini in quanto si trovano in una situazione di legittima difesa a fronte di una aggressione armata  al territorio e ai cittadini, compiuta da un altro Stato. Anche alla luce del  debitus modus la guerra può essere combattuta soltanto entro limiti ben precisi e in questa prospettiva, ogni distruzione delle case, delle infrastrutture, i bombardamenti sui civili inermi e la l’uso  sproporzionato della forza risultano indubbiamente   immorali e contrarie alla dottrina cristiana.

Mons. Filippo Ortenzi


Arcivescovo Metropolita della Chiesa Ortodossa Italiana

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venerdì 11 febbraio 2022

Corso Diritto Canonico - Lezione n. 1

 Corso Diritto Canonico - Lezione n. 1






E' iniziato il Corso  di Diritto Canonicoorganizzato dall’Accademia Ortodossa San Nicodemo l’Aghiorita.

A coloro che si sono iscritti è stato inviato:

La prima dispensa del nostro Corso, avente ad oggetto:

Sommario

  • Il Canone della Chiesa Ortodossa Italiana

  • La septuaginta

  • Giuriurisdizione Canonica e Organizzazione Periferica della Chiesa Ortodossa Italiana

  • Il Clero e gli Ordini Sacri I Chierici (Clero – Ordini Sacri – Incardinazione - Episcopato – Presbiterato) – i vescovi possono sposarsi? – Lettera di San Paolo Apostolo a Timoteo – Significato di alcune parole usate nella lezione

  • Il Diaconato e gli ordini minori Diaconato – intervista sul Diaconato femminile – Ipodiaconato – Lettorato – Cantore - Accolito

  • I collaboratori del sacerdote I collaboratori del sacerdote – il catechista – il cacrestano

  • Elezione e nomina dei membri del Clero

  • Dovere dei Chierici

  • Escardinazione

  • Perdita dello Stato Clericale

Reductio ad statum laicalem

  • Dei diritti e delle pene

La legge ecclesiastica – Obblighi e diritti dei fedeli – Le Sanzioni

ecclesiastiche - Delitti contro la fede, l’unità, la libertà e l’autorità

della Chiesa – Delitti ecclesiatici specifici

  • Sul matrimonio del Clero

  • Se i Vescovi sono i successori degli Apostoli

perché Gesù li scelse prevalentemente tra gli uomini sposati



Chi volesse iscriversi può contattare:  accademia.ortodossa@gmail.com

                                                                telefono: +39 3917065512



mercoledì 9 febbraio 2022

Corso Liturgia Pastorale - Lezione n. 1

 

Corso Liturgia Pastorale - Lezione n. 1




E' iniziato il Corso  di Liturgia Pastoraleorganizzato dall’Accademia Ortodossa San Nicodemo l’Aghiorita per accedere al Diaconato. Il Corso in oggetto è riservato ai fedeli, ai membri del clero minore (lettori, accoliti, cantori, ipodiaconi) nonché ai Diaconi provenienti da altre giurisdizioni ecclesiali (cattoliche, vetero-cattoliche, evangeliche od altre) che desiderano aderire alla nostra giurisdizione canonica oppure avere una cultura teologica di base e conoscere i nostri rituali.

A coloro che si sono iscritti è stato inviato:

La prima dispensa del nostro Corso, avente ad oggetto:

-         Il Canone biblico della Chiesa Ortodossa Italiana

-         Lezione sul Padre Nostro

-         Il Padre Nostro


inoltre vengono allegati i seguenti documenti:

Studio Storico-Teologico sul Canone

Il Ruolo delle Diaconesse

- Il Ruolo dei Diaconi nella Chiesa Ortodossa

- Salmi Tipici e Preghiere


Chi volesse iscriversi può contattare:  accademia.ortodossa@gmail.com

                                                                telefono: +39 3917065512

domenica 9 gennaio 2022

Accademia - Corsi Didattici

  Corsi didattici 2022

Accademia Ortodossa San Nicodemo L’Aghiorita

Stanno iniziando i corsi per la formazione del clero e la preparazione accademica dei fedeli sulle materie sotto riportate, le iscrizioni per l'anno accademico 2022 termineranno il 31 gennaio.

 

Corso Liturgia Pastorale

per corrispondenza con tesi e colloquio finale,  obbligatorio per chi vuole accedere al clero al Diaconato per i fedeli al Sacerdozio per il clero proveniente da altre giurisdizioni ecclesiali. L’Accademia fornisce tutto il materiale didattico, sia in libri che in pdf. 

 

Corso Diritto Canonico

per corrispondenza con tesi e colloquio finale per chi vuole essere riconosciuto  Procuratore Giudiziale presso i Tribunali Ecclesiastici della Chiesa (chi ha frequentato il corso e lo desidera, può essere ordinato all’ordine minore di   Lettore) o i cultori del diritto interessati a conoscere il diritto ecclesiastico, il diritto disciplinare, il diritto matrimoniale o le prassi in uso per la postulazione dei Santi nella nostra Chiesa.

 


Coloro che volessero partecipare ad un Corso delle nostre strutture accademiche possono scrivere, se è un Corso dell’Accademia a: accademia.ortodossa@gmail.com

se è un Corso dell’Università San Giovanni Crisostomo a: unisangiov.crisostomo@gmail.com

oppure a: chiesaortodossaitaliana@gmail.com

Per  i Corsi  non c’è una tassa d’iscrizione, chi vuole partecipare ad un Corso può richiedere la scheda d’adesione agli indirizzi sopra elencati.

Tuttavia per le spese di stampa, spedizione libri, tessera adesione, segreteria eccetera, si richiede un’offerta libera di almeno 150 euro per un Corso o almeno 100 cadauno se si vuole partecipare a più corsi.

Alla domanda va allegato copia del bonifico effettuato sul conto corrente bancario: C.C.B. 103887904 – intestato a Chiesa Ortodossa Italiana

IBAN:  IT59H0200805218000103887904

CAUSALE:  Offerta per corso/i … (specificare)                    

Mons. Filippo Ortenzi

sabato 20 novembre 2021

Valore simbolico e cristico del Pellicano

 Valore simbolico e cristico del Pellicano


Il pellicano è un uccello difficile da vedere, ed è per questo che diventa pura immagine dello Spirito, che richiama al pensiero la Purezza, Cristo, il “nostro Pellicano” come lo chiama Dante quando si riferisce all’apostolo Giovanni: «Questi è colui che giacque sopra’l petto del nostro Pellicano, e Questi fue di su la croce al grande officio eletto». (Divina Commedia, Paradiso canto XXV, 112-114).
Non a caso è stata citata la Divina commedia, visto che Dante è stato un Templare e Rosa+Croce.
La Purezza Celeste è quindi il carattere particolare di questo uccello che, simile ad un angelo dalle ali spiegate, simboleggia la Redenzione, la Resurrezione e l’Amore di Cristo per le anime.


Pie pellicáne, Jesu Dómine, me immúndum munda tuo sánguine,
Cujus una stilla salvum fácere, totum mundum quit ab ómni scélere”.
"Oh, pio pellicano, Signore Gesù, purifica me, immondo, con il Tuo sangue;del quale una sola goccia può salvare il mondo intero da ogni peccato."



padre Roberto Pinna
Parroco Chiesa Sant'Efisio di Cagliari




lunedì 1 novembre 2021

Storia e martirio della Chiesa Ortodossa Croata

 

Storia e martirio della Chiesa Ortodossa Croata

 

Sebbene sia il primo Concilio Ecumenico di Nicea (325) che quello di Calcedonia (451) dispongano che i vescovi di ogni Provincia  formino un  Sinodo e, all’interno di esso, scelgano un Metropolita (canone apostolico n. 34: “ I vescovi di ogni nazione scelgano fra loro un primate”) tale norma, “di fatto” spesso non è stata rispettata a causa sia  delle pretese di giurisdizione universale del Vescovo cattolico  di Roma che della deriva “papista” di quello di Costantinopoli, il quale  non avendo praticamente più fedeli in Turchia pretende di avere una giurisdizione universale su tutto l’ecumene ortodosso. La Chiesa Ortodossa in Croazia esiste fin da prima dello scisma del 1054 e già ai tempi di Fozio (863-924) buona parte della Croazia era subordinata alla Metropolia di Spalato, subordinata al Patriarcato (autocefalo) di Aquileia. E’ indubbio che la Croazia sia storicamente legata a Roma e che le prime eparchie (diocesi) ortodosse  sorsero nel 1219 a Ston e Prevlaka/Kotor per opera dei serbi ma è altrettanto certo che, con l’avanzata dei turchi nel XV secolo in Bosnia e nella Croazia centrale emigrarono numerosi ortodossi di etnia valacca e lingua arumena, molti dei quali conosciuti poi come morlacchi (o valacchi neri, intendendo i turchi per nero il nord, ad es. Mar Nero o Mare del Nord). I Valacchi erano pastori ortodossi, ma tra loro c’erano anche unità militari irregolari dipendenti dai turchi note come Martholosen.  Nel 1502 si costituì una sede metropolitana ortodossa nel monastero di Krusedol a Srijem per seguire i fedeli ortodossi valacchi e serbi. Nel 1557 con la restaurazione del Patriarcato serbo-ortodosso di Pec (ora in Kosovo) questi estese la sua giurisdizione sui serbi, i greco-vlach e sui numerosi croati che nei secoli XVI e XVII si convertirono all’Ortodossia, soprattutto nella Croazia Turca (Bosanka Krajina e Dalmazia settentrionale). A causa delle discriminazioni subite nella Croazia cattolica e anche nella Dalmazia veneziana, dove l’ortodossia era perseguitata e si perseguiva una politica di conversione forzata al cattolicesimo, nel 1593 il vescovo dei valacchi Vasilije si trasferì nella Croazia turca (Slavonia) a Orahovica, dove l’islam ottomano mostrava più tolleranza dei cattolici verso l’ortodossia. Dopo che nel 1766, su pressione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, l’Impero Ottomano soppresse il Patriarcato serbo di Pec e quello bulgaro-macedone di Ocrida, sostituendo tutti i vescovi con episcopi greci, i serbo-valacchi dipendenti dall’Impero Austro-Ungarico si organizzarono, nel 1766  in Metropolia autonoma e successivamente, nel 1848, in Patriarcato a Karlovci (in Vojvodina), questo patriarcato sopravvisse fino al 1918 e curava i fedeli serbi, valacchi e morlacchi, croati e rumeni.

Quando 1918, alla fine della prima guerra mondiale, fu fondato il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, nel territorio del nuovo stato a livello metropolitano diverse giurisdizioni ortodosse, il Patriarcato di Karlovci (serbo-valacco-rumeno), il Patriarcato di Pec e Belgrado (serbo),  la Chiesa Autocefala (dal 1905) del Montenegro-Littorale (Arcidiocesi di Zeta), l’Arcidiocesi bulgaro-macedone di Ocrida, la sede metropolitana di Bukovinsko-Dalmazia e la Chiesa Ortodossa Serba Nazionale Autonoma in Bosnia ed Erzegovina ambedue sotto la giurisdizione del Patriarca di Costantinopoli. Tutte queste Chiese furono unite a Belgrado il 26 maggio 1919 in un’unica Chiesa Ortodossa Serba per il regno appena formato. Da allora iniziò la serbizzazione della popolazione ortodossa jugoslava, e  tutti gli ortodossi nel territorio della Jugoslavia, compresa la popolazione non serba (valacchi, rumeni, macedoni, montenegrini, croati, bulgari, ucraini, albanesi, greci, ruteni, ecc.) erano subordinati al Patriarca di Belgrado e considerati ortodossi serbi. Va precisato che le attuali lingue: croato, serbo, bosniacco e montenegrino non sono altro che dialetti di un’unica lingua serbo-croata. Nel 1941, a seguito del crollo del Regno di Jugoslavia sotto la pressione militare dell’Asse, fu fondato lo Stato Indipendente di Croazia, comprendente buona parte della Croazia e della Bosnia Erzegovina (meno l’Istria e la Dalmazia occupata dal Regno d’Italia). In tale territorio vivevano (censimento 1931) oltre sei milioni di abitanti; di questi 750.000 erano croati di fede islamica (nel dopoguerra Tito li fece considerare come etnia a sé stante col nome di Bosgnacchi, fino allora si sentivano croati, tanto che molti di loro militavano nelle milizia ustascia e diedero numerosi volontari alla Waffen SS) e  il 31% della popolazione era ortodossa, nella stragrande maggioranza serba. Il Governo filo-nazista croato, riconobbe soltanto tre religioni: la Chiesa Cattolica, l’Islam e il  Protestantesimo (luterano e calvinista) della confessione  Elvetica di Augusta (alla quale aderiva una parte dell’allora numerosa minoranza tedesca). Lo Stato Indipendente di Croazia osteggiava però  la Chiesa Ortodossa Serba, vista come la longa manus dello Stato serbo in territorio croato, come anche la religione ebraica per motivi razziali, avendo sposato le dottrine razziste del nazionalsocialismo tedesco. La posizione del governo croato rispetto all’Ortodossia fu chiaramente espressa dal Capo del Governo ustascia, dott. Ante Pavelic: “La Chiesa ortodossa serba è parte integrante dello Stato serbo. La gerarchia della Chiesa ortodossa serba è guidata dallo Stato serbo … In Croazia potrebbero esistere Chiese mondiali che non dipendono da uno Stato, e ci sono tali Chiese. Ma se una Chiesa non è una Chiesa mondiale, allora può essere solo una Chiesa nazionale croata, può essere solo una Chiesa che ha piena libertà nel campo spirituale e nella libertà di coscienza, ma in tutte le altre questioni deve essere sotto il controllo dello Stato croato.” Gli ustascia perseguitarono i serbi in quanto tali, e si resero responsabili di atrocità sia verso gli stessi che verso gli ebrei, analogamente va detto che i cetnici serbi facevano lo stesso verso i croati e i musulmani (allora come anche nella seconda metà del XX secolo). Va ricordato che prima della serbizzazione dell’Ortodossia nell’ex Jugoslavia non furono pochi eminenti patrioti croati di fede ortodossa, tra i quali ricordiamo ad esempio il più grande poeta del Risveglio Nazionale Croato; Josip Runjanin (1821-78), il compositore dell’inno nazionale croato; Makso Prica (1823-73),  il dottor Gavro Manojlovic (1856-1926), storico e presidente dell’Accademia jugoslava delle scienze e delle arti e financo esponenti del Partito Croato dei Diritti come lo scrittore e politico ustascia Nikola Kokotovic (1859-1917), i generali Fedor Dragojlov e Djuro Grujic, capi di stato maggiore dell’esercito croato durante la seconda guerra mondiale ecc. Va ricordato che il dottor Ante Starcevic, fondatore del moderno nazionalismo croato e del Partito dei diritti, aveva la mamma di fede  ortodossa. La posizione anti serba del governo croato era tale che alcuni sostenevano che i serbi andavano: per un terzo ammazzati, per un terzo espulsi e per un terzo assimilati favorendo la conversione forzata al cattolicesimo. Già  alla fine dell’800 in Croazia si iniziava a parlare della necessità di costituire una Chiesa Nazionale Ortodossa Croata. Nel 1942, anche al fine di dare una copertura religiosa anche agli ortodossi serbi, il dott. Vinko Kriskovic sostenne un cambiamento liberale nello status giuridico dei serbi in Croazia sulla base dei diritti umani, della libertà di confessione, dell’etica e morale,  sottolineando che la Chiesa ortodossa croata sarebbe stata istituita come primo passo verso questa pacificazione.  Il 31 marzo 1942, il Governo dello Stato Indipendente di Croazia istituì la Chiesa ortodossa Croata. Questa era una  Chiesa autocefala ed episcopale, che avrebbe dovuto avere quali organi ecclesiastico-gerarchici: il Patriarca della Chiesa Ortodossa Croata e il Metropolita di Zagabria, il Santo Sinodo, l’Alta Corte Ecclesiastica, l’Episcopato, i tribunali parrocchiali, i sacerdoti e i consigli amministrativi ecclesiastici ed era divisa  amministrativamente in eparchie (diocesi), decanati e parrocchie. Metropolita di Zagabria fu incoronato il vescovo russo Germogen, l’ex metropolita di Novomoskovsk (regione cosacca del Kuban) emigrato in Jugoslavia dopo il crollo delle Armate Bianche per opera dell’Armata Rossa, che fu solennemente intronizzato a Zagabria,  il 7 giugno 1942, nella chiesa ortodossa della Santa Trasfigurazione. Dalle memorie del suo segretario apprendiamo che  a seguito della fondazione della Chiesa Ortodossa Croata  furono rilasciati circa 3000 detenuti ortodossi dai campi di detenzione di Sisak, Slavonski Brod, ecc. e che alcuni sacerdoti che non erano emigrati in Serbia  tornarono dal campo di detenzione di Caprag al loro gregge. Molte chiese ortodosse che erano state chiuse furono immediatamente riaperte e lo stesso  metropolita Germogen fu personalmente presente alla riapertura delle chiese di Mitrovica, Ruma, Irig e Srijemski Karlovci ecc. Furono pubblicati libri liturgici in lingua croata e lettere latine (al posto dell’alfabeto cirillico) e adottato il calendario gregoriano al posto di quello giuliano usato dai serbi. Con la costituzione della Chiesa Ortodossa Croata diminuirono fortemente le conversioni forzate al cattolicesimo e tanti che si erano convertiti per paura ritornarono all’ortodossia. Alla Chiesa Ortodossa Croata aderirono diversi sacerdoti ortodossi croati, russi, rumeni, serbi ed anche qualche sacerdote greco-cattolico uniate. Il 4 agosto del 1944 la Chiesa Ortodossa Croata fu riconosciuta ufficialmente dalla Chiesa Ortodossa Rumena – Patriarcato di Bucarest. Nel 1945, a seguito della sconfitta delle forze dell’Asse e il crollo dello Stato Indipendente della Croazia, il governo comunista di Tito sciolse la Chiesa Ortodossa Croata e restituì la giurisdizione su tutti gli ortodossi della Jugoslavia alla Chiesa Ortodossa Serba. Il Metropolita Germogen e tutti i sacerdoti e dirigenti ortodossi croati catturati dai partigiani furono assassinati in quanto reputati anticomunisti. Sua Grazia mons. Germogen (nome secolare Georgy Ivanovich Maximov), insieme al vescovo Spiridon, a diversi sacerdoti e fedeli fu fucilato (aveva 84 anni)  dai comunisti il 30 giugno 1945. Durante la guerra ben 28 sacerdoti ortodossi croati furono assassinati dai partigiani titini e oltre 70 dopo la cosiddetta liberazione da parte del Governo comunista jugoslavo. E’ soltanto dal 1990 che nella Croazia, ormai indipendente, dove all’ultimo censimento del 2011 su 4.284.889 abitanti, di cui 3.874.321 croati, ovvero il 90,42 per cento, ben 16.647 cittadini di etnia croata si sono dichiarati cristiani ortodossi (per curiosità si sono dichiarati tali anche tre cittadini di etnia ebraica) che si è iniziato a parlare di ricostruzione della Chiesa Ortodossa Croata, richiesta che ha avuto l’avallo politico del Partito Croato dei Diritti ma è stata osteggiata dal Governo croato a dalla Chiesa Ortodossa Serba (i serbi sono 186.633 il 4,4% della popolazione della Croazia). Oltre gli ortodossi croati vi sono anche altre minoranze non serbe di religione prevalentemente ortodossa che vivono in Croazia, tipo (sempre censimento 2011): 4.517 montenegrini, 4.138 macedoni, 1936 ruteni, 1878 ucraini,  1279 russi, ed altri 3.000 tra bulgari, rumeni, valacchi, bielorussi, greci, moldavi, armeni ecc. Tutte queste popolazioni aspirano alla costituzione di una Chiesa Nazionale Ortodossa Croata, staccata da quella serba, affinché anche la Croazia, come l’Italia, la Francia, la Spagna, ecc. abbia la possibilità di avere, ai sensi del canone apostolico n.  34 (mai abrogato da alcun Concilio Ecumenico) una propria Chiesa Ortodossa Autocefala. 

   Sua Ecc. Rev. Filippo Ortenzi

Chiesa Ortodossa Italiana

Via Appia Nuova n. 612  – 00179 ROMA

telefono: +39 0621119875 – email: chiesaortodossaitaliana@gmail.com 

giovedì 6 maggio 2021

E' nata Radio Ortodossa

 E' nata 




Su iniziativa del dott. Prof. Massimo Giusio, scrittore, teologo, saggista, sociologo delle religioni, direttore didattico dell’UNISAG (Università San Giovanni Crisostomo) e corepiscopo della Chiesa Ortodossa Italiana è nata Radioortodossa, che trasmette via web su www.radioortodossa.it e la cui App si può scaricare anche sul cellulare https://share.xdevel.com/player/2576

Radioortodossa è la prima e più importante radio per i cristiani ortodossi di tutta Italia, che credono nell'unità dei cristiani e nella spiritualità d'Oriente. 24 ore al giorno di ascolto e di incontro con chi crede, chi possiede già la fede o chi vuole avvicinarsi alla storia preziosa del Cristianesimo d'Oriente ed alle sue forme religiose, artistiche e culturali. Aiuto, ecumenismo, e dialogo rispettoso col mondo cattolico, assistenza e sostegno a persone e famiglie e speranza nel futuro sono le nostre parole d'ordine. Convegni, dibattiti, interviste, musica, rubriche e dirette con gli ascoltatori, con riti, rosario e liturgie in italiano e in rumeno.

Radioortodossa è presente anche su facebook (www.facebook/Radioortodossa-105578568311104) per maggiori informazioni si può scrivere alla radio tramite il form presente sul sito o mandando un messaggio WhatsApp al numero 3884033355.


Richiesta di iscrizione ai Corsi

  Richiesta di iscrizione ai Corsi Accademia Ortodossa “San Nicodemo L'Aghiorita” email: accademia.ortodossa@gmail.com () Corso Liturgi...