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giovedì 12 novembre 2020

ESICASMO: Meditazione e preghiera contemplativa

 ESICASMO:

Meditazione e preghiera contemplativa



Oltre l' apatia e la ataraxia. Dopo il periodo nel quale impervesava la cultura new-age, e dove vari "maestri" proponevano percorsi di perfezione legati alla tradizione buddista o orientale, non è stato valutata appieno la tradizione monastica Ortodossa. Nella tradizione monastica Ortodossa , cerchiamo di capire il grande valore dell'esicasmo. Si parla di una meditazione e di una "preghiera del cuore" La Preghiera del cuore, radicata nel Nuovo Testamento, viene assunta da una «corrente» propria della spiritualità orientale antica che è stata chiamata esicasmo. Il nome proviene dal greco hesychìa che significa: calma, pace, tranquillità, assenza di preoccupazione. L'esicasmo può essere definito come un sistema spirituale di orientamento essenzialmente contemplativo che ricerca la perfezione (deificazione) dell'uomo nella unione con Dio tramite la preghiera incessante. Tuttavia ciò che caratterizza tale movimento è sicuramente l'affermazione della eccellenza o della necessità della stessa hesychia, della quiete, per raggiungere la pace con Dio. In un documento del monastero di Iviron del monte Athos, si legge questa definizione: «L'esicasta è colui che solo parla a Dio solo e lo prega senza posa». Gli esicasti, inserendosi nella tradizione biblica, esprimeranno l'esperienza della preghiera. contemplativa attraverso l'invocazione e l'attenzione del cuore al Nome di Gesù, per camminare alla sua presenza, essere liberati da ogni peccato e rimanere nel dolce riposo di Dio in ascolto della sua parola silenziosa. La storia dell'esicasmo inizia con i monaci del deserto d'Egitto e di Gaza. «A noi, piccoli e deboli, non ci resta altro da fare che rifugiarci nel Nome di Gesù», dice uno di loro. Si afferma poi al monastero del Sinai, con san Giovanni Climaco. Un esponente di spicco è sicuramente Simeone il Nuovo Teologo. Rinascerà al Monte Athos nel sec. XIV. Quiete, solitudine e silenzio interiore, che viene raggiunta attraverso la solitudine e il silenzio esteriore, si presenta tuttavia come un mezzo eccellente per raggiungere l'orazione ininterrotta. il fine dell'unione con Dio nella contemplazione, attraverso la preghiera . In quanto mezzo e non fine l'esichia va distinta sia dalla apàtheià degli Stoici, intesa come assenza e liberazione dalle quattro passioni fondamentali, la tristezza, il timore, il desiderio e il piacere; sia dall'ataraxia degli Epicurei,che consiste nella libertà dell'anima dalle preoccupazioni della vita.


Padre Roberto Pinna 

missione san Efisio - Cagliari

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